Come costruire un "Second Brain" e smettere di dimenticare tutto
Per chi si sente sopraffatto dal caos dell'era digitale: un sistema di conoscenza che mira a fare ordine nelle nostre vite online. "Il tuo secondo cervello" di Tiago Forte, approfondito.
Sai la storia che usiamo solo il 20% del cervello?
Il nostro cervello è un organo incredibilmente affascinante, di cui sappiamo ancora relativamente poco (un po’ come il concetto di multiverso), con grandissime potenzialità e, al tempo stesso, un crescente rischio di sotto-utilizzo.
Specialmente se pensiamo che la quantità di informazioni che consumiamo quotidianamente è in continua espansione. Il libro Building a Second Brain di Tiago Forte (in italiano pubblicato da Sperling & Kupfer come Il tuo secondo cervello) promette di aiutare a gestire quella sensazione di sopraffazione che ci assale ogni volta che ci rendiamo conto di aver aperto mille schede del browser, letto tantissimi articoli e libri, ma di non ricordare pressoché nulla (o di non utilizzare in modo utile le nozioni e le informazioni raccolte).
L’era dell’abbondanza (o del sovraccarico?)
Come accenavo, viviamo in un’epoca in cui l’informazione non è più un bene scarso. Anzi, il problema è diventato esattamente l’opposto: siamo sommersi da articoli, video, podcast, report, email e appunti di ogni genere. Il nostro cervello, evolutivamente progettato per ricordare dove trovare bacche commestibili nella savana, si trova oggi a dover gestire una mole di dati molto più ampia e complessa.
È importante quindi innanzitutto prendere consapevolezza del passaggio dal paradigma della scarsità a quello dell’abbondanza. Storicamente, siamo stati programmati per accumulare informazioni come se fossero risorse rare. Oggi il problema è l’opposto: dobbiamo imparare a selezionare e utilizzare solo ciò che ci serve davvero.
È qui che entra in gioco il concetto di “secondo cervello” (o Second Brain): l’idea è quella di costruire un sistema digitale per raccogliere, organizzare e (soprattutto) riutilizzare informazioni, idee e conoscenze in modo efficace. L’obiettivo è fornire un metodo per dare un senso al caos, altrimenti si rischia di affidarsi ad abitudini e comportamenti che finiscono per danneggiarci.
Il nostro cervello, infatti, soffre spesso di quello che viene definito “recency bias”: tendiamo a favorire le idee e le soluzioni più recenti, anche se non sono necessariamente le migliori.
Un Second Brain ci dovrebbe invece aiutare a:
Liberare la mente dal peso di dover ricordare tutto (uno degli insegnamenti più importanti che ho tratto leggendo ossessivamente saggi sulla produttività);
Aumentare la creatività, permettendoci di collegare idee apparentemente disconnesse o lontane tra di loro;
Migliorare la produttività, rendendo le informazioni facilmente accessibili;
Gestire progetti e compiti di vario tipo senza impazzire nel mentre.
Se questi sono gli obiettivi, è poi importante darsi un metodo. Uno degli strumenti principali proposti da Forte (e attorno al quale è organizzato il suo libro) è quello definito CODE.

Il metodo CODE (Capture, Organize, Distill, Express)
Il metodo CODE si basa su quattro pilastri, ciascuno corrispondente a una delle quattro lettere.
Capture (Cattura)
Bisogna innanzitutto dotarsi di uno strumento che permetta di salvare rapidamente (e possibilmente in un solo luogo) le informazioni (articoli, dati, video, ecc…) rilevanti. Io fino a pochi giorni fa usavo come app read-it-later Pocket, ma sono da poco tornato a Instapaper dopo l’annuncio che Pocket sarà dismesso. Quando ho tempo, leggo gli articoli salvati e, solo per quelli veramente interessanti e utili, salvo il link nelle mie Note (l’app di Apple), aggiungendo un breve riassunto e i punti chiave che voglio ricordarmi.Organize (Organizza)
Accumulare in modo random le note digitali non è sufficiente se l’obiettivo è creare un sistema organizzato. Ecco perché per l’organizzazione, Tiago Forte suggerisce un altro metodo, il PARA (Projects, Areas, Resources, Archive) su cui ha scritto un altro libro (parola d’ordine: FATTURARE), che suddivide le informazioni in:
- Progetti (progetti in corso, dotati di obiettivi e scadenze precise);
- Aree (aree di responsabilità che tendenzialmente persistono nel tempo. Ad esempio: amministrazione, salute, ecc…);
- Risorse (risorse non catalogabili nelle due sezioni precedenti e potenzialmente utili per il futuro);
- Archivio (dove spostare tutto ciò che al momento non serve più, ma che sarà sempre possibile recuperare).Distill (Distilla, seleziona)
Questa è forse la parte più difficile che richiede maggiori sforzi: sintetizzare. Di tutto quello che salviamo e riteniamo importante, bisogna riuscire a estrarre i messaggi più importanti e utili per i nostri scopi. Anche in questo caso Forte suggerisce una tecnica specifica, la Progressive Summarization Technique, che è un po’ come procedere per riassunti dei riassunti arrivando all’essenziale (se interessa, riporto un video in cui è lo stesso Forte a spiegarla).
Secondo me non importa tanto la tecnica che si adotta, ma è fondamentale darsi un approccio che possa andare bene per tutte le tipologie di contenuto che si maneggiano più frequentemente (che siano punti elenco, evidenziazioni o altro).Express (Esprimi)
Alla fine, tutte queste informazioni sono inutili se rimangono chiuse nel nostro Second Brain. L’obiettivo è usarle per creare, decidere, agire. Uno dei modi migliori per interiorizzare le conoscenze è provare a raccontarle o renderle concrete attraverso varie forme: io lo faccio scrivendo articoli (o scrivendone nella mia newsletter), ma potrebbe andare bene anche esporle a qualcuno, fare un podcast, riprendersi mentre si raccontano i libri e diventare ricchi grazie a Youtube.
Ha senso quindi parlare di Second Brain?
La mia personalissima opinione dopo aver letto Building a Second Brain è che Forte non abbia di certo fatto una scoperta eccezionale, tuttavia gli va riconosciuto il pregio di aver ricondotto molti elementi di buon senso e molti approcci tipici degli studi sulla produttività a un sistema unico e omni-comprensivo coerente con il mondo digitale odierno. Non so quanto consiglierei di seguire in maniera pedissequa i suoi metodi, ma ritengo l’invito a trovare un proprio sistema fondamentale per chi vuole sentirsi meno in balia del bombardamento di informazioni a cui siamo quotidianamente sottoposti. Nel libro ci sono tanti spunti concreti per farlo.
Inoltre, ci sono alcuni principi che mi porto a casa dopo questa lettura:
Non è necessario avere l’ambizione di salvare tutto quello che sembra interessante online, né tantomeno di leggerlo. Se è veramente così fondamentale, prima o poi lo si ritrova.
L’importante è iniziare, anche se in piccolo, dandosi una struttura e testandola. Per quanto imperfetta, questa struttura sarà comunque un grande passo avanti rispetto al non averla.
Oggi la vera differenza la può fare chi eccelle nel fare sintesi. L’abbondanza di informazioni odierna non richiede in alcun modo che se ne producano di più, ma che le si renda fruibili ed efficaci.
Il tuo Second Brain dovrebbe essere unico come te.
Costruire un secondo cervello non significa dunque creare un archivio perfetto di ogni informazione che incrociamo. Significa piuttosto sviluppare un sistema che lavora (per quanto possibile) al posto nostro, liberandoci dal peso cognitivo di dover ricordare tutto e permettendoci di concentrarci su ciò che conta davvero: creare, innovare, decidere.
Anche questo articolo forse non esisterebbe se da qualche tempo non avessi preso l’abitudine di creare una nota per ciascun libro che leggo e provare a sintetizzare i messaggi più importanti che sottolineo e che mi colpiscono. Quindi qualcosa di buono in questa idea sicuramente c’è.
Se ti interessa acquistare e leggere Il tuo secondo cervello di Tiago Forte, puoi farlo qui in italiano oppure a questo link se preferisci la versione in inglese (link affiliato).
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Sembra molto interessante. Lamia paura a volte è che siamo sopraffatti dalle informazioni o crediamo di aver necessità di sapere e di leggere un sacco di cose e poi il tempo utilizzato per far sintesi, schemi, riassunti alla fine non mi è utile perché non mi era di base utile quello che credevo potesse essermi utile. Insomma ho paura spesso di perdere molto tempo dietro a cose che alla fine non mi interessano o non mi sono utili davvero. Devo capire come superare in maniera efficace questo primo step.